Vivere per vivere

Contadino1Noi abbiamo dimenticato che il nostro solo scopo è quello di vivere e che, vivere, noi lo facciamo ogni giorno e tutti i giorni e che a tutte le ore del giorno noi raggiungiamo il nostro vero scopo se viviamo.”  (Jean Giono)
Si nasce, si cresce, dopo gli studi si cerca un lavoro poi si cerca di migliorare. Qualcuno mette su famiglia, compra una casa più grande e servono ancora più soldi. Allora ci si impegna di più, si cerca di guadagnare di più e si corre. Oh quanto si corre! Tutti di fretta, sempre più. Ma in tutto questo dov’è la Vita?
Inevitabilmente viene un giorno in cui ci si ferma e ci si dice: “Ma cosa sto facendo!?” E si perdono altri anni a cercare di capire. Intanto la vita ci sfugge dalle mani.
Invece è così semplice. Basta dimenticare la corsa all’oro e alle poltrone di velluto per riappropriarsi del tempo e della propria vita. Non vivere per lavorare, per metter su famiglia, per far carriera, per arricchirsi , per divertirsi … ma vivere.
Vivere per vivere!
Ci sono tanti modi per farlo. Eliminare il superfluo quindi avere meno bisogni da soddisfare, meno spese e meno necessità di lavorare per “alti” stipendi, quindi più tempo per noi (Downshifting).
Fuggire all’estero in “paradisi” dove costa meno e quello che abbiamo maturato (messo da parte? guadagnato in pensione?) ci basta per vivere bene.
Abbandonare tutto e rendersi autonomi, vivendo col minimo indispensabile, imparando l’autoproduzione.
Vivere in camper, con un reddito minimo, spostandosi spesso, seguendo il clima e i propri desideri.
Vivere in Comunità agricole autogestite … e tanti altri modi ancora.
Ma l’importante è vivere, il più possibile pienamente! Dove il lavoro deve essere una dimensione naturale, deve essere parte della vita, non una scusa per nascondere la paura di vivere.
… “questo pover’uomo (uomo moderno socialmente tecnico) ha dimenticato, non sa, non può sapere, nella sua posizione antinaturale, che la vera cultura dell’uomo è precisamente il suo lavoro, ma un lavoro che sia la sua vita, il che, evidentemente, non è il caso di alcun lavoro tecnico. (Mentre) Non si può sapere qual’è il vero lavoro del contadino: se è arare, seminare, falciare, oppure se è nello stesso tempo mangiare e bere alimenti freschi, fare figli e respirare liberamente, poichè tutte queste cose sono intimamente unite, e quando egli fa una cosa completa l’altra. E’ tutto lavoro, e niente è lavoro nel senso sociale del termine. E’ la sua vita.” (J Giono, “Lettera ai contadini sulla povertà e la pace”)

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