Ritmo

moi L’odore del caffè sotto il naso, la vista confusa dal troppo viavai.
Parole, suoni, rumori. Tutta questa esuberanza mi agita, il battito cardiaco accelera e comincia a girarmi la testa, ma il terrore del caldo che mi aspetta fuori vince su tutto il resto. Qui dentro il rumore è veramente troppo forte. C’è molta gente, quasi tutti qui per il pranzo. Il mio stomaco ribolle, ho mangiato troppo in fretta, anche se prima non c’era così tanta gente.
Mi guardo attorno spaesato: dove posso scappare?
Ora il rumore è talmente assordante che ogni suono diventa indistinguibile dall’altro. Chiacchiere da banco, video musicali nella televisione a colonna, discussioni di lavoro al tavolo, comandi tra baristi al bancone. Il volume e’ altissimo e non si riesce a distinguere nessuna parola, vicina o lontana. Nemmeno le canzoni dei video sono comprensibili.
Poi mi accorgo che l’unica cosa che sembra avere una ragione è un certo ritmo dato dalla musica. E’ quasi incomprensibile, ma ha un suo modus. Allora anche le chiacchiere, le urla, i rumori e le voci, piano piano, sembrano assumere il ritmo scandito dalle canzoni sul televisore. Tutto il caos dentro il self service diventa come un’unica nuova canzone, con un suo ritmo e una sua certa musicalità. Anche il mio umore cambia. I rumori, gli schiamazzi, le parole diventano una specie di sottofondo ai miei pensieri che riprendono il controllo. Il respiro si fa di nuovo cosciente.

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