Burzén

P04-09-12_13.16Burzén è il nome, nel dialetto locale, di un piccolo bosco sull’Appennino Tosco-Emiliano, a 800 m. s. l. m.
Circondato da campi coltivati, è il
magico bosco di un paesino che frequentavo nella mia infanzia.
Una strada sterrata conduce fino al suo ingresso e ne diventa sentiero all’interno. Ora tortuoso, ora pianeggiante, in parte immerso nelle alte felci e a tratti allo scoperto, lo attraversa mostrando alcuni dei suoi
tesori: l’Albero Cavo, l’Albero Scivolo, la Palestrina, il Bosco di Felci, il Pioppeto, la Capanna, ecc.

Ho praticamente “vissuto” qui, dentro e attorno, per anni, d’estate, con amici e cugini.
In questo bosco sono avvenuti agguati, lotte, sono state prese decisioni, abbiamo assaporato funghi, foglie e l’odore del muschio.
Ci ha protetti, come fossimo briganti, quando mangiavamo ciliegie e patate crude
prese in qualche campo vicino.
Abbiamo esercitato qui il nostro
senso dell’orientamento e la capacità di salire su qualsiasi albero.
Abbiamo rinforzato il nostro
coraggio girovagando di notte e abbiamo usato questa manciata di alberi come se fosse il grembo di nostra madre per confessare i nostri piccoli segreti.
Qui sono nati amori e amicizie.
Passioni che ancora oggi ci portiamo dentro.
In questo bosco abbiamo imparato a rispettare la natura ed è nata in molti di noi la necessità di coltivare una stretta relazione con la terra e gli altri esseri viventi.
Poi le cose sono cambiate, il bosco è stato recintato dai proprietari e così anche la nostra vita. Tutto ciò che avevamo imparato non serviva più.
Sono nati altri rapporti e obblighi e abbiamo perso un po’ il contatto con le cose più semplici, con le nostre radici.

Avete mai girato freneticamente attorno a voi stessi, come il cane quando rincorre la sua coda, tra lavoro, impegni, case, soldi, cose da fare, per decenni ? Io si, purtroppo.
Dopo tanto tempo sento il bisogno di recuperare e scoprire nuovamente il rapporto con la terra, la natura, con la parte più piccola di me stesso.
Non è solo un po’ di nostalgia per il cibo con quel sapore antico, o per le piccole cose che bisogna saper fare da soli; non è solo per quell’acqua gelata anche d’estate, e non solo per quelle scorribande notturne a cercar rose rosse …
Mi muove anche la voglia di tornare a respirare in un bosco, di passeggiare tra le ginestre in fiore, di abbracciare un albero, di perder tempo a vivere. Sento l’assoluta necessità di recuperare un po’ di semplicità.
Ho bisogno di ritrovare quella che chiamo, per sintetizzare, un po’ di “
ruralità”, insomma.

Ma forse non ne sono più capace. Forse tutti gli anni passati a rincorrere la mia coda mi hanno cambiato troppo.

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